“La situazione attuale – commenta Claudio Franchini direttore area servizi associativi Ascom - che vede il commercio tradizionale proseguire, anche a Parma, il trend negativo iniziato ormai da diversi anni (tabella1) , è sicuramente la conseguenza di politiche errate, sia a livello nazionale che locale, che hanno favorito le grandi superfici commerciali senza in alcun modo considerare una politica che mantenesse l’equilibrio tra domanda e offerta.
Come Associazione, lo abbiamo più volte ribadito, siamo convinti che tali scelte, unitamente all’imposizione fiscale più alta d’Europa per le imprese e a scelte demagogiche di chiusura dei centri storici, abbiano creato un mix che ha visivamente favorito la desertificazione subita dai centri storici, sia delle grandi come delle piccole città .
Solo ripensando a politiche urbanistiche e di mobilità diverse che rimettano al centro l’importanza del piccolo commercio tradizionale sarà possibile cercare di marginare la costante emorragia di chiusure di attività. Non si può pensare infatti che solo marchi internazionali e nazionali possano compensare la perdita di negozi tradizionali.”
Tabella1

Tabella2

“Nelle indagini che il nostro Centro Studi effettua periodicamente, - aggiunge Cristina Mazza direttore area organizzativa Ascom - si conferma, anche al 30 settembre 2015, un trend negativo sia strutturale che in termini di flussi nati/mortalità. Tuttavia siamo di fronte a dati che iniziano ad essere un po’ meno negativi rispetto al passato a testimonianza di primi timidi segnali di ripresa del sistema. Questo ci pare dunque poter essere il momento giusto per riprogrammare oggettive e più equilibrate scelte politiche, a beneficio dell’intero sistema.”