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CONFCOMMERCIO SU CORONAVIRUS: “L’IMPATTO SUL PIL PUÒ ARRIVARE A UNA RIDUZIONE DI 0,4 PUNTI”

26/02/2020

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Il protrarsi dell’emergenza coronavirus oltre aprile-maggio potrebbe tradursi in una riduzione del Pil dello 0,3-0,4% con un pesantissimo impatto nel turismo – a rischio, tra marzo e maggio, 21 milioni 700 mila presenze con una riduzione di spesa di 2,65 miliardi di euro - e nel settore dei pubblici esercizi che, con un rischio occupazionale già ora valutato in circa 100mila unità, chiede il riconoscimento, a livello nazionale, dello stato di crisi”. Così Confcommercio in vista del tavolo di confronto con il ministro Patuanelli. Secondo la Confederazione le linee di intervento, “con una portata territoriale e temporale coerente con le connotazioni di una crisi che rischia di farsi sistemica”, dovrebbero, tra l’altro, riguardare: “la proroga delle scadenze fiscali e contributive; la moratoria dei mutui e l’attivazione del fondo centrale di garanzia; l’utilizzazione degli strumenti di cassa integrazione e del fondo di integrazione salariale anche in favore dei dipendenti di micro e piccole imprese; un sistema di indennità per i lavoratori autonomi; una mobilitazione straordinaria dei piani promozionali per l’export e della diplomazia commerciale a tutela del made in Italy e del turismo italiano; misure per il settore dei trasporti quali la sospensione delle tasse di ancoraggio nei porti, il rafforzamento della sanità marittima e la riduzione dei canoni di concessione demaniale per le imprese terminaliste dei porti.

In un'intervista a MF il direttore del Centro Studi Confcommercio ipotizza due scenari: "nel primo il contagio nei prossimi 30-50 giorni si stabilizzerà e gli effetti complessivi saranno ridotti; nel secondo il contagio e le restrizioni proseguiranno fino a luglio-agosto riducendo il pil mondiale di almeno lo 0,3-0,4%".

Mariano Bella, direttore del Centro Studi di Confcommercio: quali sono i reali impatti immediati del coronavirus sull'economia italiana?

Bisogna distinguere tra effetti macroeconomici e microeconomici. A livello micro la ristorazione ha perso già tra il 10 e il 20% del fatturato a causa della paura o dei limiti agli orari di apertura degli esercizi. Anche il turismo soffre. A livello macro possiamo ipotizzare due scenari: nel primo il contagio nei prossimi 30-50 giorni si stabilizzerà e gli effetti complessivi saranno ridotti; nel secondo il contagio e le restrizioni proseguiranno fino a luglio-agosto riducendo il pil mondiale di almeno lo 0,3-0,4%. Il Fmi ha ridotto le stime di pii mondiale solo dello 0,1% e la cosa mi ha stupito. Bankitalia ha parlato per il Paese di un impatto dello 0,2%, ma a mio avviso tale stima è ancora nella parte bassa della forbice di mancata crescita. Bankitalia aveva già abbassato di uno 0,2% le stime di pil 2020, che con quest'ultima revisione andrebbe a zero. L' impatto si sentirebbe su tutti i settori, non solo su turismo e ristorazione.

Quanto potrebbe perdere allora l'Italia?

Uno 0,3-0,4% di pil, che recupereremmo subito solo nei prossimi anni.

Questi effetti saranno visibili solo sul primo trimestre o si spingeranno oltre?

Oltre. Il paragone con la Sars ora non regge, perché ora la Cina è ben più integrata nelle catene di distribuzione mondiale e il pii cinese negli ultimi 17 anni è cresciuto di quattro o cinque volte. In tutto ciò l'Italia ha due debolezze preoccupanti: viene da un 2019 disastroso ed è un Paese che esporta molti beni e servizi, tra cui il turismo ha un ruolo principe. Tutti questi fattori fanno temere che il primo semestre possa chiudersi con una contrazione del pil.

Lo smart working può mitigare gli effetti economici del coronavirus?

Lo smart working è ancora poco diffuso e riguarda le medie e grandi aziende. La mia preoccupazione in questo momento riguarda milioni di unità produttive non attrezzate per il telelavoro o dove il telelavoro è materialmente impossibile da svolgere. Nel complesso questo aggregato contribuisce alla metà del pii. Le istituzioni stanno comunque reagendo bene ipotizzando sospensioni del regime contributivo.