analytics

Privacy Policy - Informativa breve

Questo sito utilizza i cookie tecnici e di terze parti per consentire una migliore navigazione. Se si continua a navigare sul presente sito, si accettano i cookie. Continua.

(Per visualizzare l'informativa completa Clicca qui)

Annulla

Ti trovi in: Home > NOTIZIE > Ristorazione, spopola sempre più il modello "take away"

Ristorazione, spopola sempre più il modello "take away"

20/10/2016

FIPE assemblea 2016

A Roma Assemblea pubblica della Fipe: presentata la ricerca "Evoluzione dei pubblici esercizi nei centri storici". Tra il 2008 e il 30 giugno 2016 il numero dei pubblici esercizi cresce dell'8%. Cala il numero dei bar e aumenta fortemente la ristorazione "take away", soprattutto al Sud e nei centri storici delle città grandi e medie.

Tra il 2008 e il 30 giugno 2016 il numero dei pubblici esercizi cresce dell'8%, ma è uno sviluppo che cela dinamiche anche diametralmente opposte: da una parte c'è soprattutto un forte aumento della ristorazione "take away" e dall'altra un calo dei bar, che sono così spinti a trasformare la loro offerta per restare sul mercato. Lo sostiene il Centro studi della Fipe  nell'indagine "Evoluzione dei pubblici esercizi nei centri storici", effettuata in 21 Comuni di grandi e medie dimensioni che ospitano il 16% della popolazione e  divulgata in occasione dell'Assemblea pubblica svoltasi a Roma presso la sede nazionale di Confcommercio. I fenomeni descritti in precedenza sono ancora più rilevanti nei centri storici (take away +42%, ristorazione con servizio +25%, bar -10%), soprattutto al Sud. Una situazione - ha rimarcato il responsabile del Centro studi, Luciano Sbraga - che confuta la tesi secondo la quale il numero di imprese cresca al crescere dei consumi: nel Mezzogiorno "aprire bottega" è un modo per trovarsi un lavoro. Il confronto tra ristorazione con e senza servizio mette in evidenza al nord Milano (+49% contro +114%) e Bologna (+18% contro +59%), al centro Firenze (+48% contro +64%) e Roma (+18% contro +37%) e al sud Napoli (+16% contro +62%) e Bari (-8% contro +29%). I bar resistono nei centri storici delle città del sud e calano sensibilmente in quelli delle città del nord, in particolare se di grandi dimensioni. La maglia nera va a Torino, con un calo dei bar tradizionali del 22% nel centro storico. Per il resto, dall'indagine emerge che l'Italia è In Europa uno dei Paesi a più alta densità, con 228 abitanti per pubblico esercizio, e che c'è sempre grande voglia di impresa, così come resta elevatissimo il turnover nel settore. Per quanto riguarda la ristorazione "take away", infine, il forte sviluppo è legato anche a due condizioni specifiche: il cambiamento del mondo di mangiare sempre più verso il modello anglossassone (si mangia a tutte le ore, basta con colazione-pranzo-cena…) e l'importo insostenibile delle locazioni commerciali nei centri storici.

 

Franceschini: "Commercio pezzo fondamentale del nostro turismo"

Il ministro della Cultura e del Turismo è intervenuto all'Assemblea pubblica della Fipe a Roma. "Il valore sociale dell'esercizio commerciale deve essere riconosciuto anche a livello di sgravi fiscali".

Il ministro della Cultura e del turismo, Dario Franceschini è intervenuto all'Assemblea pubblica della Fipe a Roma. "Nel mondo della globalizzazione - ha detto - ogni Paese deve investire su quello che ha. Noi abbiamo un patrimonio materiale e immateriale immenso: in qualche modo gestire il ministero della cultura e del turismo in Italia è come guidare il ministero dell'Economia".  franceschini ha osservato che il nuovo modello di turismo oggi è quello di "governare i numeri della crescita del settore". "Il nostro piano strategico del turismo - ha aggiunto il ministro - prevede due punti essenziali: l'Italia come museo diffuso e la moltiplicazione degli attrattori turistici. Il commercio in questo senso, inteso come offerta gastronomica e di acquisto, è un pezzo fondamentale del nostro turismo".  Poi Franceschini ha parlato delle liberalizzazioni nel settore che "hanno avuto conseguenze negative per l'identità dei nostri centri storici. Ora è in arrivo una norma che prevede che i sindaci possano identificare particolari aree di interesse culturale dove non sia possibile aprire determinate attività". "Comunque - ha osservato Franceschini - le città sono belle se sono vive e in tavolini in strada, in presenza di una regolamentazione, sono un elemento di vitalità". "Il valore sociale dell'esercizio commerciale - ha concluso il ministro - deve essere riconosciuto anche a livello di sgravi fiscali".  

Sangalli: "Valorizzare le città significa valorizzare il commercio"

Il presidente di Confcommercio all'Assemblea pubblica della Fipe sul tema "Il valore dei pubblici esercizi per l'identità e l'attrattività dei centri storici". "Riflettere sul rapporto tra città e commercio anche alla luce dei cambiamenti introdotti dalle norme sulle attività commerciali".

Il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, ha partecipato a Roma  all'assemblea pubblica della Fipe sul tema "Il valore dei pubblici esercizi per l'identità e l'attrattività dei centri storici". "Il ruolo delle associazioni d'impresa nel tempo è cambiato – ha detto Sangalli - e noi siamo cambiati. Siete testimoni di una storia che viene da lontano e che mette in risalto l'importanza del vostro ruolo, quello di essere una componente rilevante e significativa della nostra famiglia. Siamo il motore dell'economia. Un'economia che oggi mostra, purtroppo, segnali tangibili di un nuovo rallentamento.  Un rallentamento che, certamente, sconta ancora gli effetti di uno scenario internazionale che, tra crisi dei migranti, recessione in alcuni paesi emergenti, Brexit e attentati terroristici, ha reso la situazione più incerta e complessa. E il crollo della fiducia dei consumatori negli ultimi mesi ne è, forse, il sintomo più evidente". "Ma c'è, per fortuna – ha aggiunto Sangalli -  anche qualche indicazione positiva, che non va trascurata, come il miglioramento ad agosto della produzione industriale e dei consumi, come risulta dal nostro indicatore congiunturale. E un aiuto per trasformare questa debole ripresa di oggi un una crescita più robusta può venire anche da alcune misure contenute nella Legge di bilancio che sicuramente contribuiscono a irrobustire il sistema produttivo nel suo insieme premiando quelle imprese che scommetteranno sulla ripresa. Mi riferisco, ad esempio, all'aver scongiurato l'aumento dell'Iva, all'Iri, al bonus ristrutturazione per gli alberghi. Tutte misure che le imprese del commercio, del turismo, dei servizi e dei trasporti aspettavano da tempo". Sangalli ha poi osservato che "bisogna attrezzarsi bene per affrontare al meglio le sfide che ci attendono e creare opportunità di crescita e sviluppo per i nostri settori, per il Paese.  Il compito è difficile, ma possibile: migliorare l'efficienza del commercio, del turismo e dei servizi, favorire gli investimenti e l'innovazione, valorizzare tutta la filiera turistica, e l'enogastronomia in particolare, e contribuire a restituire competitività all'Italia dipende anche dalle azioni che, come associazioni di categoria, riusciremo a mettere in campo insieme al Governo, alle istituzioni, alle parti sociali e a tutti i soggetti interessati".  "E, a proposito di azioni, questa assemblea mette al centro le città. E con esse il mondo dei pubblici esercizi rappresentato da Fipe. Ma, se permettete, mette al centro l'intero mondo del commercio perché città e commercio sono elementi che stanno assieme. Valorizzare le città significa valorizzare il commercio e viceversa.  Oggi assistiamo a numerosi fenomeni negativi. Il primo, come emerge dalla ricerca, è quello della delocalizzazione delle attività commerciali che è anzitutto un pericoloso punto di discontinuità nel rapporto secolare tra città e commercio con effetti in termini di impoverimento del tessuto urbano, del tessuto sociale e della percezione di sicurezza.  Per fortuna, questo fenomeno non riguarda i pubblici esercizi che, anzi, proprio nei centri storici continuano a crescere. La Confederazione proseguirà l'impegno su questi temi, peraltro già da tempo avviato con una serie di iniziative: il Patto per le città con l'Anci per progettare insieme gli spazi di vita e d'impresa, ma anche per spendere di più e meglio i fondi strutturali dell'Agenda urbana europea, e il progetto Urban Pro per la riqualificazione e la rigenerazione urbana. E, a questo proposito, apprezziamo la misura contenuta nella Legge di Bilancio appena approvata che prevede la riqualificazione delle aree periferiche delle città". "L'abusivismo è un'altra piaga che danneggia le imprese perché genera concorrenza sleale e deturpa l'immagine delle città. E qui – ha aggiunto il presidente di Confcommercio - voglio ribadire che le nostre imprese sono un patrimonio delle città e crediamo che il pluralismo distributivo abbia soprattutto un valore sociale e culturale prima ancora che un valore economico. Professionalità, pluralismo, centralità dei consumatori significano, in sostanza, qualità dell'impresa e del lavoro, e quindi qualità della vita nelle nostre città. Oggi occorre una profonda riflessione sul rapporto tra città e commercio anche alla luce dei cambiamenti introdotti dalle norme che regolano le attività commerciali".  "Ripensare questo rapporto – ha concluso Sangalli - non significa reintrodurre forme di burocrazia che appartengono oramai al passato ma riconoscere la necessità di nuovi strumenti di governo del territorio. Perché i negozi, i pubblici esercizi sono molto di più di un'attività economica e proprio per questo richiedono visione ed approccio che non risponda alla sola efficienza tecnica del mercato".