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Turismo i dati vanno analizzati e compresi

14/07/2015

via farini centro storico

Prendiamo spunto dall’articolo pubblicato nei giorni scorsi relativo all’incremento di turisti che vedrebbe nel 2015 il 10% di aumento grazie agli stranieri e da quelli più recenti relativi agli effetti di Expo  in cui l’Assessore Casa sottolinea il presunto boom turistico registrato nella nostra città, per ribadire che, per quanto il dato cosi come pubblicato sembrerebbe confortante ed ottimistico, sia necessario, a nostro avviso, un ulteriore approfondimento al fine comprendere meglio la reale sostanza di tale dato.

Come già sottolineato, infatti, nella recente conferenza  stampa congiunta con Federalberghi in cui furono analizzati i dati turistici riferiti al 2014, anche per quelli relativi ai primi cinque mesi del 2015 e riportati nei suddetti articoli, valgono le stesse considerazioni, vale a dire che i numeri vanno analizzati e compresi per la realtà che effettivamente esprimono.

 

Innanzi tutto è fuorviante attribuire agli arrivi (come riportato nei sopracitati articoli) il merito di un “boom turistico”, quando in questo senso, occorre considerare invece le presenze, ossia la permanenza, il numero delle notti.

Se consideriamo poi che queste presenze sono costituite (e in alcuni casi in buona parte) anche da migranti che comunque soggiornano per un lungo periodo nelle strutture ricettive del territorio, allora non possiamo  pensare di poter attribuire a questa realtà un corrispondente e positivo impatto turistico. Cosi come non lo si può attribuire ai tanto citati aumenti di flussi cinesi che sono per lo più  costituiti da gruppi organizzati che, soggiornando  una sola notte nel parmense, a prezzi low cost, utilizzano il nostro territorio come semplice tappa di pernottamento per il raggiungimento di altre mete turistiche (Milano, Firenze, ecc).

 

Detto questo, tolte quindi  le più eclatanti presenze che, come detto, non apportano un reale contributo all’economia del territorio, Parma resta una città il cui sviluppo turistico è ancora insufficiente, legato a tradizionali momenti di attrazione (come alcune importanti fiere o il Festival Verdi) e i cui   flussi di presenze sono simili a quelli di tante altre piccole città d’arte in parte composti  anche dai movimenti di quei turisti italiani che, per effetto della crisi, ripiegano sul  territorio nazionale.

 

Quello che emerge in sintesi dai dati, correttamente analizzati e  interpretati,  è che Parma e il suo territorio hanno delle potenzialità turistiche, ma che queste non vengono sviluppate come si potrebbe ad esempio attraverso la programmazione di eventi realmente attrattivi, oggi  insufficienti se non del tutto mancanti. L’effetto concreto di questa carenza la si legge nei numeri delle percentuali di occupazione camere dei nostri alberghi che continuano a calare mettendo in difficolta le imprese del settore, nonché nella sofferenza del comparto commerciale del centro storico che non beneficia di quei consumi di cui tanto avrebbe bisogno.

 

È su questi dati che ci si dovrebbe quindi concentrare per definire una strategia globale utile allo sviluppo del turismo, sia in città che nel territorio provinciale.