Parma
Progetto Marketing 2020
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2.
I NUMERI DELL’ECONOMIA
L'area parmigiana costituisce un'aggregazione in cui i livelli di reddito sono ancora
particolarmente elevati in paragone al resto di Italia. Questo è un riflesso dei successi
economici e dei traguardi raggiunti nel corso degli anni, anche se le difficoltà dell’ultimo
biennio stanno facendo segnare un ritracciamento anche nella benestante provincia
parmigiana.
Il successo è stato determinato da vari fattori: da una fiorente agricoltura, da un’industria
specializzata e con imprese anche di grandi dimensioni, da commercio, turismo e servizi in
crescita, che contribuisce alla formazione di quasi i due terzi del valore aggiunto provinciale
(
64%)
. Nello specifico, nel Comune di Parma 2/3 delle imprese appartengono a questo
settore che occupa oltre il 60% degli addetti.
(Fonte Prometeia, Unioncamere Emilia Romagna –
edizione marzo 2014 e Unioncamere Movimprese 2013)
L’industria contribuisce alla formazione del 33% del valore aggiunto: il peso del settore
industriale per la provincia di Parma è indicato dal fatto che la quota di valore aggiunta
prodotta è superiore rispetto alla media regionale (30%) e a quella nazionale (24%).
Attualmente però presenta segnali di crisi, con la seconda contrazione consecutiva del valore
aggiunto, con la perdita di imprese (-251 è il saldo tra le 442 imprese cessate e le 191
imprese iscritte nell’industria nel solo comune di Parma nel 2013) e di addetti (nel primo
semestre del 2013, a livello provinciale, sono stati persi 881 posti tra industria e costruzioni).
(Fonte Prometeia, Unioncamere Emilia Romagna – edizione Marzo 2014, OLM Provincia di Parma)
Attualmente, la risposta alla crisi è nell’internazionalizzazione, con tentativi di aumento delle
esportazioni che potrebbero rendere possibile una ripresa fin dal 2014. Si registra infatti un
aumento del +2,6% dell’export nel 2013 e una previsione di aumento del + 4,6% per il
2014.
(Fonte Unione degli Industriali, anno 2013)
I dati sull’export rivelano che i
settori principali sono l’alimentare
(i marchi più noti
sono: Barilla, Prosciutto di Parma e Parmigiano Reggiano, Parmalat, le conserve alimentari
Mutti), il metalmeccanico (in particolare con
l’impiantistica alimentare
) e
il chimico-
farmaceutico
(Chiesi Farmaceutica). Ma ci sono anche settori di nicchia, alcuni dei quali
registrano tassi di aumento nell’export molto elevati, come le conserve ittiche (Rizzoli), la
concia del cuoio e dei prodotti in cuoio. Per il settore alimentare si registra un aumento del
7% per l’export di prosciutti e salumi e un +27% per l’export di parmigiano e derivati del
latte.(
Fonte: Unione Parmense degli Industriali, giugno 2013)
L’
edilizia
è ancora un settore in forte crisi. In sei anni le compravendite immobiliari nel
capoluogo sono diminuite del 44%. In questi anni è diminuito anche il numero di permessi di
costruire/SCIA presentati al Comune, sebbene nel 2013 il numero di SCIA presentate sia in
aumento e questo fa sperare in un rimbalzo del settore per il 2014, come peraltro ha
previsto anche Unioncamere per il valore aggiunto a livello provinciale. Questo non significa
ripresa, ma almeno un freno rispetto al ciclo negativo per le imprese che possono contare
non solo sulle nuove costruzioni, ma anche su una diffusa richiesta di ristrutturazioni edilizie.