intraprendere una strada del tutto nuova,
cercando di ampliare il recinto delle
competenze, tentando un accordo di
ampio spettro con le provincie vicine. Si
attivò nel 1999, esplorando uno scenario
che evitasse a Parma di ospitare sul
proprio territorio una centrale di
trattamento rifiuti, ritenuta un peso
ambientale difficilmente tollerabile ed un
potenziale danno di immagine per la
filiera agroalimentare.
In questa prospettiva, fu avviata quindi da
parte del Comune di Parma una trattativa
con il Comune di Reggio Emilia, basata
sull'ipotesi di una sorta di scambio alla
pari, per cui Reggio avrebbe continuato a
ricevere e smaltire i rifiuti di Parma,
realizzando sul proprio territorio un
termovalorizzatore, dimensionato per le
esigenze di entrambe le provincie, mentre
Parma, dalla sua parte, avrebbe realizzato
una centrale di produzione di energia
elettrica,
una cosiddetta Turbogas
alimentata a metano,
anch'essa
dimensionata sulle esigenze delle due
provincie. La nuova centrale elettrica a
Turbogas avrebbe dovuto sorgere a
Ugozzolo, presso il depuratore di Parma.
Contro tale scelta nacque un agguerrito
comitato di cittadini, contrario alla
centrale a Turbogas,
che raccolse
numerose firme contrarie alla centrale,
organizzò incontri, mobilitò vasti settori
della popolazione.
Ma questa del comitato non fu l'unica
difficoltà che incontrò l'intesa Parma-
Reggio, che riguardava anche il più
generale controllo delle partecipate
Amps- Agac, avviate alla fusione. Di fatto
la trattativa si arenò, con la conseguenza
che non si realizzò né la centrale a
Turbogas di Parma, né tanto meno il
Termovalorizzatore di Reggio.
LA POLITICA DELLA PROVINCIA:
DA MONTE ARDONE AL PIANO
PROVINCIALE DEL 2005
Parma per anni è rimasta priva di
strumenti efficaci di programmazione del
ciclo generale di rifiuti sul territorio.
La Provincia, ente a cui è affidata la
delega alla programmazione nel campo
dei rifiuti, sino alla fine degli anni novanta
limitava il proprio intervento a strumenti
di pianificazione, i piani interregionali, che
si basavano su un sistema di smaltimento
affidato a vecchi impianti, alcuni dei quali
avviati allo spegnimento, come il vecchio
inceneritore del Cornocchio, in Comune di
Parma, o sulla previsione di nuove
discariche, in località scelte in base a
criteri per lo meno controversi, come il
caso di Monte Ardone. Vale la pena di
soffermarsi in particolare sulla questione
della discarica di Monte Ardone, per anni
rimasta come principale scelta strategica
della Provincia, e che sollevò polemiche
aspre, rimanendo per anni inattiva.
Monte Ardone è un luogo particolare,
collinare, poco servito da strade piccole e
tortuose, nonché tormentate da una
continua franosità, in zona di pre-parco,
nelle colline tra Fornovo, il Monte Prinzera
ed i Boschi di Carrega, tra calanchi
argillosi, ed una delle poche zone della
provincia in cui viene coltivata la vite e
prodotto un vino di qualità. La località di
Monte Ardone è anche interessata da
vene importanti sotterranee di gas
naturale, per cui sono attivi impianti di
estrazione.
Monte Ardone,
nonostante queste
caratteristiche del tutto inadatte, fu scelta
negli anni novanta dalla Provincia di
Parma e dal Comune di Fornovo come sito
QUINDICI ANNI DI POLITICHE SUI RIFIUTI - Paolo Scarpa
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