Pagina 132 - La gestione sostenibile dei rifiuti - ATTI CONVEGNO

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per la più importante discarica di rifiuti
della Provincia su cui smaltire circa
300.000 metri cubi di rifiuti urbani. La
comunanza politica delle due
amministrazioni, quella di Piazzale della
Pace e quella di Fornovo, entrambe di
centro-sinistra, favorì la scelta, che
avrebbe generato per il Comune di
Fornovo un utile finanziario consistente
per tutti gli anni di gestione dell'impianto.
Monte Ardone incontrò difficoltà enormi,
si incagliò in indagini giudiziarie, che
approdarono addirittura sino al
Parlamento nazionale, trovò l'opposizione
del Consorzio dei produttori del prosciutto
di Parma, per i numerosi salumifici in
zona,
dovette subire interruzioni
lunghissime nell'iter autorizzativo, subì
varianti sostanziali di carattere funzionale,
che ne limitarono la fruizione e ne
ritardarono l'avvio, e si rivelò quindi, nei
fatti, una non-soluzione. Se si pensa che
l'altra discarica attiva importante in
provincia di Parma era quella di Tiedoli, in
alta Val Taro, la quale presentava gravi
problemi di staticità e pericoli costanti di
sversamenti di percolato, al di sopra
dell'invaso del fiume Taro, si ha l'idea di
quale fosse la situazione allora, che si
trovò di fronte la nuova Amministrazione
subentrata nell'anno 1999.
L'Amministrazione provinciale, guidata da
Andrea Borri, con l'assessore all'Ambiente
Ovidio Bussolati, si fece subito carico di
una condizione drammatica, in cui Parma
si trovava a non disporre di alcun tipo di
strategia credibile nella gestione dei
rifiuti.
Borri e Bussolati avviarono quindi le
procedure per dotare la provincia per un
nuovo Piano di gestione, che cercasse di
inquadrare, in un assetto organico, le
varie problematiche del ciclo rifiuti, dalla
produzione, alla raccolta, al riciclo, allo
smaltimento della frazione non
riutilizzabile. Principali finalità del piano
erano la riduzione complessiva della
frazione non differenziata ed il
raggiungimento dell'autosufficienza da
parte della provincia di Parma. Il Piano
provinciale, adottato in forma di
preliminare nel
2002,
nella sua
conformazione originaria prevedeva una
serie di misure cablate, sulla base di una
previsione di
contenimento della
produzione del rifiuto e di incremento
della raccolta differenziata.
Lo
smaltimento era affidato dal piano ad un
sistema articolato di trattamento, tra cui
numerosi impianti di compostaggio della
frazione umida ed un grande impianto di
termovalorizzazione della frazione secca
da prevedere a Parma, tarato su non più
di circa 65.000 tonnellate di rifiuto da
bruciare. Dopo la scomparsa di Borri, il
Piano arrivò ad approvazione solo nel
2005 con la nuova Amministrazione a lui
succeduta,
rimanendo teoricamente
fedele alle sue linee programmatiche
originarie, salvo una variante sostanziale,
derivata dall'accoglimento nel Piano di
un'Osservazione presentata da parte di
Amps e relativa al dimensionamento del
termovalorizzatore, la cui conseguenza fu
il
raddoppio delle potenzialità di
smaltimento, dalle previste 65.000 del
piano nella versione originaria alle
130.000 tonnellate/anno di rifiuti da
avviare a combustione.
In realtà, da un'attenta lettura delle
controdeduzioni
della
Provincia
all'Osservazione di Amps (l'Osservazione
numero 4, le cui controdeduzioni furono
approvate dal Consiglio Provinciale il 22
dicembre 2004)
la formula di
accoglimento fu per lo meno sibillina, nel
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