Pagina 133 - La gestione sostenibile dei rifiuti - ATTI CONVEGNO

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senso che, nel prendere atto delle diverse
valutazioni di Amps sulle necessità di
smaltimento complessive, in particolare
per i rifiuti speciali, valutazioni che, di
fatto, si contrapponevano ai conti eseguiti
dagli estensori del Piano, la Provincia
dichiarava, in fase di approvazione finale,
che il
dimensionamento del
termovalorizzatore era materia che
andava oltre le specifiche competenze del
Piano.
La Provincia dichiarava contestualmente
che le indicazioni dimensionali del Piano
rimanevano un riferimento "opportuno"
(e quindi,
si
intenderebbe,
non
vincolante), precisando tuttavia l'esigenza
di una necessaria "flessibilità".
Le modalità con cui questa osservazione
era stata accolta, evidenziavano un
evidente tentativo dell'Ente di sottrarsi,
almeno nella forma, seppur non nella
sostanza, rispetto ad un giudizio, che
invece rimarrà vincolante, al punto che il
successivo progetto esecutivo per il
termovalorizzatore sarà approvato proprio
con una potenzialità di
130
tonnellate/anno.
Il
raddoppio
dell'impianto tra piano adottato e piano
approvato fu allora contrastato
soprattutto da Legambiente, sulla base in
particolare di due aspetti di merito. La
prima ragione dell'avversione di
Legambiente alla scelta di raddoppio era
legata al
pericolo che un
sovradimensionamento
del
termovalorizzatore avrebbe di
fatto
disincentivato una virtuosa politica di
raccolta differenziata, poiché le ragioni
economiche di
gestione del
forno
avrebbero richiesto una quantità sempre
più elevata di rifiuti da bruciare, la cui
eventuale diminuzione avrebbe eroso la
redditività dell'impianto.
La seconda preoccupazione riguardava, in
parallelo, la possibilità che la stessa
natura societaria del
soggetto
virtualmente designato alla gestione,
ovvero la multiutility Amps,
poi
trasformata in Enìa, oggi Iren, per le sue
stesse caratteristiche di sempre più vasta
pertinenza territoriale, che comprende più
province, avrebbe potuto, in fase di
esercizio,
condurre a ricevere
nell'impianto rifiuti non solo da Parma,
ma bensì anche da altre province. La
successiva scelta di Reggio Emilia di
evitare la costruzione di impianti di
incenerimento sul territorio della propria
provincia alimenterà in seguito tale
specifica preoccupazione.
DA AMNU A IREN
La gestione operativa dei rifiuti a Parma,
in tutti i passaggi, sommariamente
delineati nei capitoli precedenti, è stata
prevalentemente affidata negli ultimi
decenni ad un'azienda, la quale è
cambiata radicalmente nel tempo, pur
rimanendo il riferimento centrale per i
rifiuti, e che in origine era Amnu, poi
Amps, poi Enìa e quindi Iren.
L'azienda, intendendone la storia in una
sorta di lineare discontinuità, in cui
un'identità iniziale si è progressivamente
trasformata in ulteriori diversi soggetti, ha
conosciuto molteplici passaggi, decisivi
per il
suo assetto, passando da
municipalizzata di ambito comunale,
come era all'inizio degli anni novanta,
sino a "multy-utility", quotata in Borsa e
con dimensioni sovra regionali.
In origine la gestione era affidata ad
Amnu,
azienda municipalizzata di
nettezza urbana, una società al cento per
cento del Comune di Parma, nata negli
QUINDICI ANNI DI POLITICHE SUI RIFIUTI - Paolo Scarpa
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