Pagina 134 - La gestione sostenibile dei rifiuti - ATTI CONVEGNO

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anni sessanta dalla vecchia Ametag.
L'Amnu, essendo di piena proprietà del
Comune, ne è sempre stata considerata
una sorta di mero braccio operativo,
obbedendo, senza sostanziale autonomia,
alle decisioni che erano assunte dalla
Giunta comunale e dal Sindaco.
Amnu negli anni novanta fu affiancata da
Amps ambiente, settore operativo di
Amps. Amps era nata anch'essa, come
azienda municipalizzata del Comune,
specializzata nei servizi energetici e di
distribuzione
dell'acqua,
ma
progressivamente essa si era trasformata
in multiutility, ovvero un'azienda con più
settori di competenza e con una sempre
maggiore autonomia gestionale.
Amps cambierà radicalmente anche
l'assetto organizzativo e societario,
divenendo società a capitale misto,
pubblico e privato,
con una
partecipazione
proprietaria
non
secondaria anche di grandi soggetti
privati, tra cui alcune banche. Amps S.p.A.
assorbirà quindi definitivamente Amnu
nel 2008, dopo averne, negli anni
precedenti, progressivamente assunto
tutte le mansioni.
Gli accordi tra Parma e Reggio Emilia,
estesi anche a Piacenza, condussero in
seguito ad una fusione di Amps con Agac
e Tesa. In questo modo Amps scompariva,
confluendo nel nuovo corpo societario di
Enìa S.p.A.
La nascita di Iren S.p.A., avvenuta nel
luglio del 2010, dalla fusione di Enia con
Iride, creava, come ultimo passaggio in
termini di tempo, una sorta di colosso
delle multiutility,
che arrivava a
comprendere, oltre alle componenti
originarie emiliane,
ovvero Parma,
Piacenza e Reggio Emilia,
la
partecipazione di due grandi città del
Nord, come Genova e Torino.
Lo sviluppo dei consumi energetici
produsse un vertiginoso incremento dei
fatturati e degli utili specifici delle
multiutility. La gestione dei rifiuti era
invece sempre stata in perdita, un servizio
strutturalmente considerato un peso da
parte delle amministrazioni pubbliche e
delle società operative del settore. Questa
situazione cambiò radicalmente dopo il
Decreto Ronchi che venne emanato alla
fine degli anni novanta.
Il Decreto Ronchi creò la "Tariffa rifiuti",
in sostituzione della vecchia "tassa",
legando il costo sostenuto da parte
dell'utente alla natura del servizio.
I rifiuti si trasformarono così in breve
tempo da mero peso economico a
business. Le antiche perdite di bilancio a
carico delle singole società di trattamento
dei rifiuti urbani, strutturalmente in
perdita,
che quindi
dovevano
necessariamente fare gravare i propri
deficit fisiologici sugli enti pubblici
proprietari (i Comuni), potevano ora
ribaltarsi in potenziali attivi di bilancio,
tanto più remunerativi, quanto più
efficiente sapeva essere la gestione della
filiera che legava pulizia, raccolta,
selezione, riciclo, smaltimento.
Per questa ragione l'attenzione attorno ai
rifiuti è venuta crescendo in questi anni,
anche da parte di soggetti privati.
Nel contempo la natura delle società
multiutility si è modificata, al punto da
farne soggetti autonomi rispetto alle
singole amministrazioni. Non si tratta, sia
chiaro, di un'autonomia dalla politica in
genere, perché la partecipazione pubblica
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